>>102 Beckett al DAMS di BOLOGNA

Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna

102 Beckett – Catastrofe

Esposizione annuale itinerante dopo il centenario della nascita di Samuel Beckett

In occasione del centenario della nascita di Samuel Beckett, il grande drammaturgo irlandese autore di Aspettando Godot premio Nobel per la Letteratura nel 1969, un gruppo di studiosi dell’interpretazione dell’opera dello scrittore, ha avviato una ricorrenza annuale che approderà Martedì 22 Aprile presso la sede del Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, Palazzo Marescotti, Via Barberia 4.
“102 Beckett - Esposizione annuale itinerante dopo il centenario della nascita di Samuel Beckett”
è proposta dal prof. Massimo Puliani, docente di Istituzioni di Regia del DAMS e all'Accademia di Macerata, in collaborazione con il cultore della materia Alessandro Forlani e la redazione del sito www.samuelbeckett.it diretto da Federico Platania. Il tema dell’esposizione è “L’impegno politico di Samuel Beckett”, un aspetto meno conosciuto del drammaturgo che alla fine dell'Ottobre del '40 fece parte della neonata Resistenza Francese a fianco di studenti, intellettuali e insegnanti. A Beckett nel 1945 gli fu conferita dal generale De Gaulle, la Croix de Guerre con la stella d'oro per la sua attività.

Il “102 Beckett” sarà incentrato su "Catastrofe", considerato il lavoro beckettiano più esplicito in senso politico; non un "componimento d'occasione", ma una pièce pienamente riconoscibile e riconducibile alla poetica dell'Autore. A conclusione della giornata sarà reso omaggio a Julian Beck, leader del Living Theatre, esempio di “teatro politico”. Beck incontrò Beckett attraverso una sua pièce“That Time”, interpretata nel 1985. Parteciperà all’iniziativa con un contributo critico Cristina Valenti, docente di Storia del Nuovo Teatro.

Questi gli appuntamenti: alle ore 14.00, introduzione di Massimo Puliani e Alessandro Forlani su “Catastrofe” di Samuel Beckett dedicato a Vaclav Hável (con intervento del prof. Marco De Marinis ). Videoproiezione di “Catastrofe”, spettacolo diretto e interpretato nell’2006 a Cagli, nell'ambito di TEATRO COMMISSION, da Paolo Graziosi con Elisabetta Arosio e Marco Avogadro; presentazione di una serie di versioni dello stesso spettacolo attraverso i progetti di regia sul testo beckettiano degli studenti del DAMS della cattedra di regia che ha avviato un laboratorio come avveniva in passato con il prof. Arnaldo Picchi.

Quattro le versioni: “Catastrofe”(videoplay) con idea registica di Alice Lorusso e video di William Vergati; “Catastrofe” (Specchi) con idea registica di Catastrofe (Clown) con idea registica di Claudia Delso; “Catastrofe” (Processo) con idea registica di Giovanna Grosso.Alle ore 15.30 proiezione del videoplay “Quad” (Quadrat 1+2” -1981) di Samuel Beckett. Interpreti: Helfrid Foron, Jurg Hummel, Claudia Knupfer, Susanne Rehe. Riprese: Jim Lewis. Costumi e Scenografia: Wolfgang Wahl. L’opera definita da Beckett una "follia televisiva", fu scritta espressamente per la Scuola di Danza di Stoccarda (quattro danzatori si muovono al ritmo di percussioni lungo le linee di un invisibile quadrato sul pavimento) e rappresenta, pur nella sua misteriosità, un filosofico esempio dell’alienazione dell’uomo contemporaneo. All’incontro partecipa Eugenia Casini Ropa (docente di Storia della Danza e del Mimo).

>> Una discussione sulla regia di Brook



Una riflessione su “Fragments”
lo spettacolo di Peter Brook

Partiamo da questa analisi critica di Renato Palazzi(riportata per intero a fine pagina):

“..... il fatto di mettere mano a una materia beckettiana meno canonica, meno investita di alte aspettative gli consente di accentuarne certi guizzi ironici: il pubblico ride, soprattutto sull'Act without words e sulle false vecchiette di Come and go, praticamente uno sketch. Ma proprio queste reazioni divertite inducono a qualche sospetto. Gli attori sono bravi, la messinscena è perfetta: ma non è che il regista, proponendo questo Beckett "in pillole", ne dà in fondo un'immagine edulcorata, sicuramente non impropria (l'autore irlandese prediligeva una recitazione spigliata), ma tutto sommato fin troppo leggera e gradevole?”

Due sono gli interrogativi che ci poniamo:

le pièces meno canoniche possono consentire a Brook di accentuarne certi guizzi ironici?

E’ giusto considerare in "in pillole" la proposta di alcune pièces di Beckett proposte “in modo fin troppo leggeor e gradevole?”

APRIAMO UNA DISCUSSIONE.....

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Fragments (Come and go, Rough for Theatre I, Rockaby, Act Without Words II, Neither)


Uno spettacolo che Brook ha concepito in francese, per festeggiare a Parigi, seconda patria dello scrittore irlandese, il centenario della nascita di Samuel Beckett (1906-2006) e oggi riallestisce in inglese, in collaborazione con lo Young Vic Theatre di Londra.

(Tratto dalle note di accompagnamento dello spettacolo)

Note: Coproduzione Théâtre des Bouffes du Nord - Young Vic, London

Autore: Samuel Beckett

Regia: Peter Brook

Aiuto regia: Lilo Baur, Marie-Hélène Estienne

Artisti:

Jos Houben
Marcello Magni
Kathryn Hunter

Luci: Philippe Vialatte

Suono: Pierre Bénichou

La recensione di renato palazzi (http://www.delteatro.it/recensioni/2007-12/fragments.php) 13 dic.2007

Più che un mero florilegio di cinque brevi testi, Fragmentsdi Peter Brook sembra un compendio del mondo beckettiano: Rough for theatre I, benché scritto tre anni dopo, potrebbe essere un Aspettando Godot senza Aspettando Godot, un preludio, un antefatto: i due clochard al centro dell'azione, un cieco e uno storpio, si cercano e si respingono come Vladimiro ed Estragone, come loro parlano di suicidio, anche se il cieco dice di non essere abbastanza infelice da farlo (e che anzi proprio questa è la sua infelicità). La battuta «gli stessi gemiti, dalla culla alla tomba» parrebbe presa pari pari dal capolavoro precedente.
"Rockaby"
è una delle più emblematiche fra le pièce della maturità, quelle dell'estrema disarticolazione linguistica: una donna osserva la vita dal dondolo su cui morì la madre, ma la voce arriva da fuori di lei. Act without words II è una partitura di puri gesti: due uomini chiusi dentro a dei sacchi vengono svegliati da un enorme pungolo, e affrontano con opposti atteggiamenti il vuoto delle loro giornate. Neither, (l'esistenza si svolge fra due porte, se ti accosti si chiudono, se ti allontani si riaprono) è una sintesi dei suoi affannosi soliloqui femminili, Come and go è un buffo e straziante sguardo sul passato visto attraverso il declino della vecchiaia.
Perché Brook ha scelto di affrontare questi spezzoni al limite dell'inconsistenza? Perché la loro costruzione scarna ben si presta a una cifra registica che tende sempre più a eliminare il superfluo, a ridurre il teatro a un'essenzialità assoluta ed esemplare: sulla semplice pedana che accoglie la maggior parte delle sue creazioni, persino il dondolo è una comune sedia che solo per un attimo assume una breve oscillazione. Questo stile spoglio valorizza al massimo grado il singolo gesto, la singola parola. E proprio in quanto sottratti a un contesto drammaturgico compiuto, i loro significati si stagliano con una chiarezza ancora più definitiva.
Inoltre il fatto di mettere mano a una materia beckettiana meno canonica, meno investita di alte aspettative gli consente di accentuarne certi guizzi ironici: il pubblico ride, soprattutto sull'Act without words e sulle false vecchiette di Come and go, praticamente uno sketch. Ma proprio queste reazioni divertite inducono a qualche sospetto. Gli attori sono bravi, la messinscena è perfetta: ma non è che il regista, proponendo questo Beckett "in pillole", ne dà in fondo un'immagine edulcorata, sicuramente non impropria (l'autore irlandese prediligeva una recitazione spigliata), ma tutto sommato fin troppo leggera e gradevole?

di renato palazzi

(18:41 - 13 dic 2007)

>> Note su ASPETTANDO GODOT a cura di P.Bertinetti


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>> intervento su Beckett di Mario Dondero

Intervento su Beckett di Mario Dondero alla presentazione della mostra
"SAMUEL BECKETT e i volti della Francia fine anni '50"
a cura di Vito Panico.
Presentazione di Massimo Puliani

Il Video è stato ottenuto con un cellulare con lo scopo di ottenere solo una documentazione d'archivio.
E' un documento molto interessante al di là del fatto visivo.
E' stato realizzato da un partecipante il 23.8.2007 a Fano

>> Va in scena la parola (L'Espresso)




Va in scena la parola
da l’Espresso del 9.3.’07
di Sebastiano Triulzi
Anche in questo primo scorcio del 2007 sembra proseguire l’onda lunga dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Beckett, ufficialmente lasciato alle spalle con la fine del 2006. Al di là della riproposizione di alcuni classici beckettiani, figli di un repertorio standard, vale la pena segnalare l’attenzione crescente per opere spesso poco note al grande pubblico.
Così, alla regia di Antonio Latella si deve un inusuale (e rovesciato) allestimento di “Aspettando Godot”, che è in cartellone fino all10 marzo al Teatro Caio Melisso di Spoleto (poi la tournée prosegue a Perugia e Gubbio). Altri due testi poco frequentati dalle compagnie saranno rappresentati il 7 marzo nella Sala dei Contrari della Rocca di Vignola dalla giovane (e già premiata) Laura Pasetti: si tratta del capolavoro breve “Non io” e della pièce televisiva “Dì Joe”.
Ad affascinare è anche il personaggio Beckett: come scrisse Emile Cioran, «se per assurdo non celasse nessun segreto, ai miei occhi apparirebbe ancora impenetrabile-. Proprio una volontà metabiografica è alla base dello spettacolo di Marina Bassani, “Aspettando Sam”, sul palcoscenico del Baretti di Torino dal 18 al 21 aprile. In questa breve carrellata di un altro, e meno paludato, Beckett, va segnalata anche la messa in scena delle sue ultime poesie, al Teatro Studio di Scandicci domenica 12 marzo, in una performance di Gabriele Frasca e Patrizia Valduga dall’incantevole titolo “Qual è la parola”.

Infine, nello scorso gennaio la cittadina di Cagli, nelle Marche, ha ospitato, con un ritardo calcolato rispetto all’ufficialità, uno dei più interessanti appuntamenti degli ultimi tempi dedicati al grande drammaturgo del Novecento, chiamato in modo significativo “Il festival 101 Beckett”. Inaugurata da una bellissima mostra di Mario Dondero - “I volti della Francia di fine anni ‘50: Beckett, lonesco, Genet, Sartre - la rassegna contava ben 22 spettacoli, e ha forse toccato uno dei suoi punti più alti con la messa in scena dei due atti unici “Catastrofe” e “L’ultimo nastro di Krapp”, interpretati e diretti da Paolo Graziosi, e prodotti dallo Stabile delle Marche.






VIAGGIO AL CENTRO di BECKETT
da l’Espresso del 9.3.’07
Al Pompidou di Parigi una mostra svela il volto inedito,
attuale e sorprendente del grande autore irlandese

di Fabio Gambaro da Parigi

Alla riscoperta di Beckett. Un altro Beckett. Non quello, conosciutissimo, dell’interminabile attesa di Vladimir ed Estragon, i due: vagabondi protagonisti di “Aspettando Godot”. Non solo l’autore ormai classico del teatro dell’Assurdo, ma anche lo scrittore radicale dei romanzi ridotti a monologhi e delle prose sconvolte dal delirio verbale. Un Beckett più ricco, capace delle spericolate sperimentazioni linguistiche e degli scarti imprevisti di un riso beffardo. Un uomo (...) che ha saputo confrontarsi con la novità dei linguaggi audiovisivi e che oggi è considerato un punto di riferimento per artisti contemporanei. Insomma, un Beckett vivo e poliedrico, sottratto ai luoghi comuni e al processo di museificazione, cui è stato sottoposto dopo la morte a Parigi nel 1989. Sarà questo lo scrittore al centro della grande mostra (una delle più importanti dell’anno) che s’inaugura il 14 marzo al Centre Pompidou di Parigi in collaborazione con l’lnstitut Mémoires de l’édition contemporaine.
«Beckett è considerato da tutti un grandissimo artista, eppure spesso, di tutta la sua opera, il pubblico conosce solo “ Aspettando Godot", dice Nathalie Léger, autrice di un bel saggio, "Le vies silencieuses de Samuel Beckett", nonché curatrice, insieme a Marianne Alphant, della mostra parigina: «Tutta la ricchezza della sua produzione, che si estende per più di mezzo secolo e conta una cinquantina di opere, viene troppo spesso ricondotta allo stereotipo del Teatro dell'Assurdo. Naturalmente, non vogliamo minimizzare la forza del teatro beckettiano, le cui intuizioni sono di grandissima attualità, ma solo ricordare che i lettori guadagnerebbero molto se ascoltassero la forza affascinante di una voce capace di esprimersi magnificamente anche al di fuori del teatro»....

>> Note in margine a 101 Beckett a Cagli

Come spesso accade, sono le realtà locali più piccole e le case editrici indipendenti ad essere più sensibili a temi e personaggi letterari che dovrebbero fare gola anche alle grandi istituzioni e alle cosiddette majors. Ci pensavo sabato scorso, il 20 gennaio, mentre mi trovavo nell'affollato foyer del Teatro Comunale di Cagli in attesa che iniziasse lo spettacolo diretto e interpretato da Paolo Graziosi (Catastrofe + L'ultimo nastro di Krapp, in prima nazionale) e su un tavolo poco dopo l'entrata facevano mostra di sé i bei volumi PlayBeckett e Tegole dal cielo (rispettivamente editi da Hacca ed Edup, due piccole case editrici che nel 2006 si sono distinte assai più di altre per l'attenzione al Centenario beckettiano).
Ero a Cagli su invito dell'organizzazione del festival 101 Beckett curato da Massimo Puliani del Teatro Stabile delle Marche e docente di storia del teatro e regia all'Accademia di Belle Arti di Macerata. Avevo già avuto modo di guardare con entusiasmo a questo "101" che ci metteva al sicuro da una sbrigativa relegazione in soffitta di tutto l'armamentario beckettiano sfoderato nel corso dell'anno appena trascorso. E l'essere lì di persona ha confermato le mie aspettative, sia per la qualità degli interventi che per la risposta del pubblico.
Nel pomeriggio, nel ridotto del Teatro, Alessandro Forlani, docente di metodologia della sceneggiatura all'Accademia di Macerata, ha condotto un approfondimento de L'ultimo nastro di Krapp, commentando a margine le videoproiezioni in cui Krapp era impersonato da attori quali Glauco Mari, Giancarlo Cauteruccio e John Hurt (quest'ultimo, per la regia di Atom Egoyan, davvero imperdibile).
Verso le 18:30 è iniziato il convegno Beckett e la tecnologia: una folgorazione multimediale, mediato da Puliani. Dopo l'introduzione di Simonetta Romagna (Assessore alla Cultura della Provincia) e Italo Grilli (Presidente Istituzione Teatro Comunale Cagli) si sono susseguiti gli interventi: Franco Cordelli (scrittore e critico teatrale del Corriere della Sera) ha proposto il suo personale ricordo dell'incontro con l'opera di Beckett, Massimo Raffaelli (critico letterario del Manifesto), dichiarandosi un "intruso" in quanto non studioso beckettiano ma semplice lettore, ha poi sottolineato la centralità del Nostro, Agnese Mezzanotti (studiosa) ha esposto il tormentato rapporto tra Beckett e la sua terra natale, Valentino Bellucci (docente di filosofia) ha suggerito un parallelismo tra l'opera dello scrittore e i concetti di Nulla e Vuoto appartenenti alle filosofie orientali, il sottoscritto ha cercato di immaginare quale approccio avrebbe avuto Beckett nei confronti di internet, Forlani ha affrontato più da vicino i vari media toccati dall'opera beckettiana. Ha chiuso Raffaelli auspicando la produzione di atti del convegno.Questa elencazione sintetica rischia di apparire un po' algida, ma ci tenevo a citare tutti, perché in ogni intervento ho avuto il piacere di ascoltare una partecipazione viva, sincera.
C'è poco da fare: l'opera di Beckett non passa nello spirito dei lettori senza lasciare una traccia, un coinvolgimento che torna nella loro voce quando ne parlano. E questo vale tanto per chi lo legge e rilegge da decenni, quanto per chi lo apprezza solo da poco.Dopo il convegno, lo spettacolo di Graziosi: una messinscena rigorosa, con grande attenzione ai ritmi di scena.
So che 101 Beckett è proseguito con successo mentre io ero già tornato a Roma ("nella mia tana" per dirla con Krapp, già che ci siamo...), con un Branciaroli in gran forma per il suo Finale di Partita e altri visitatori che hanno potuto apprezzare la mostra fotografica di Mario Dondero I volti della Francia di fine anni '50: Beckett, Ionesco, Genet, Sartre... a cura di Vito Panico.
Cagli, dunque, come immaginavo, è stato un inizio, un ottimo inizio, per proseguire con il progetto di mantenere viva l'attenzione nei confronti di Samuel Beckett. L'idea racchiusa in Continuando Beckett è ancora lì, a disposizione di tutti. Qualche piccolissimo segnale già c'è. Facciamolo diventare più forte.

Federico Platania
da http://www.samuelbeckett.it/

>> Recensione di Cordelli sul Corriere d Sera (4-2-07)


Gli uomini estremi di Samuel Beckett
Paolo Graziosi mette in scena "Catastrofe" e "L'ultimo nastro di Krapp"
>> Clicca sullo foto per ingrandire l'articolo

>> Una recensione di Sandro Montalto di PlayBeckett

Una recensione di Sandro Montalto di PlayBeckett dal sito http://www.poiein.it/autori/2006/2006_12/aaaElencodic.htm poi inserita nel saggio apparso su Il DOMENICALE n.49 del 9 dicembre 2006 PlayBeckett a cura di Massimo Puliani e Alessandro Forlani (Halley Editrice, Matelica MC 2006). Il sottotitolo sottolinea il campo di indagine: “Visioni multimediali nell'opera di Samuel Beckett”. Oggetto del libro, infatti, è l'ampia attenzione dell'opera beckettiana ai linguaggi della riproduzione tecnica. La tesi di fondo del libro, giustissima, è che l’approdo beckettiano alla multimedialità è coerente alla sua ricerca, funzionale alla necessità di precisare e rendere immutabile l’oggetto della descrizione in virtù di una forza autoriale quasi demiurgica (dalla presenza nella pagina all’intervento sulle tecnologie di ripresa). Per compiere questa ricognizione vengono raccolti saggi di vario genere e oggetto; tra i più interessanti, nella prima parte, quelli di Forlani su Film, di Gualtiero De Santi su “l’occhio selvaggio” beckettiano, quello di Valentino Bellucci su Schopenhauer e la comunicazione beckettiana ed altri dedicati anche alle opere più inconsuete, come Respiro, o particolari come la musica nei radioplays e videoplays. Nella seconda parte sono raccolti scritti su alcune interpretazioni legate ai concetti della multimedialità (Franco Quadri, I Magazzini, Krypton…). Da segnalare anche un intervento di Puliani sul diritto d’autore e la libertà di interpretazione, questione molto controversa nel caso degli eredi di Beckett. Chiude il libro una videografia e teatrografia. In allegato, un DVD a cura di Maurizio Failla, contenente alcuni brani dei videoplay beckettiani per la tv tedesca. Peccato non poter godere di qualche opera integrale, siccome vedere tali spettacoli è difficilissimo.

>> Beckett e il Nazismo

In occasione della GIORNATA della MEMORIA nell’ambito della kermesse finale 101 Beckett, programmata al comunale di Cagli sabato 27 gennaio, grazie anche ai contributi di due studiosi beckettiani Agnese Mezzanotti e Alessandro Forlani, si è letto pubblicamente alcune testimonianze e aneddoti biografici riferiti al rapporto “Beckett e il Nazismo”.
Sul piano biografico, nel settembre 1938 mentre si facevano minacciosi i fragori di guerra, Beckett scrisse queste parole all'amico George Reavey: "Ho ascoltato Adolph il pacificatore alla radio l'altra sera e mi è sembrato di udire l'aria che esce lentamente da un pneumatico forato...comunque vadano le cose io resterò qui, al settimo piano con la mia manciata di sabbia." Beckett arrivò a Parigi nei giorni dell'invasione tedesca sul fronte orientale. La città era in subbuglio sebbene il pericolo di un attacco diretto non fosse imminente. Molti dei suoi amici e conoscenti (da Joyce a Giacometti) avevano già lasciato o erano in procinto di abbandonare Parigi, ma Beckett voleva rimanere in Francia per manifestare il suo disappunto contro Hitler e la simpatia nei confronti degli amici francesi. Alcuni suoi amici ebrei erano però scomparsi. Solo l'amico Paul Léon era ancora a Parigi, ma ben presto fu catturato e internato in un campo di concentramento alle porte di Parigi, per morirvi nel 1942. Arresti ed uccisioni indussero Beckett ad abbandonare la neutralità dietro la quale si era barricato, per prendere parte attiva agli avvenimenti:"Ero così indignato con i nazisti, in particolare per la persecuzione nei confronti degli ebrei, che non potei più rimanere inattivo" (da un articolo del settembre 1964 al Saturday Evening Post). Inoltre molto tempo dopo la fine della guerra B. dichiarò all'amico Alan Simpson, direttore del teatro Pike di Dublino:"Combattevo contro i tedeschi che avevano trasformato in un inferno la vita dei miei amici, non per la nazione francese". Ma alla fine dell'ottobre ‘40 Beckett fece parte della neonata Resistenza francese, e a fianco di studenti, intellettuali, insegnanti cominciò l'attività di propaganda nel gruppo chiamato "Etoile". Conosciuto come Sam l'Irlandais, Beckett ebbe il compito di ricevere informazioni, tradurre le notizie in inglese non solo su semplici fogli di carta, ma attraverso microfotografie che venivano nascoste in scatole di fiammiferi. Il 30 marzo 1945 a Beckett fu conferita la Croix de Guerre con la stella d'oro per la sua attività. La menzione era firmata dal generale De Gaulle, presidente del governo provvisorio della repubblica francese. Questa la motivazione: "Beckett, Sam: Uomo di grande coraggio che per due anni ha dato prova della sua efficienza come agente informatore in un importante rete di spionaggio. Ha svolto la sua opera al di là dei limiti della sicurezza personale. Scoperto dai tedeschi , dal 1943 è stato costretto a vivere nella clandestinità, tra moltissime difficoltà". Citazioni manifeste o nascoste si possono rintracciare nei testi stessi, dalla prosa al teatro, fra cui in particolare, "Catastrofe" dedicato ad Vaclev Havel e scritto per l'AIDA (Associazione Internazionale per la Difesa degli Artisti). Il testo scritto nel 1981 (è andato in scena proprio a Cagli il 20 gennaio 2007 nella versione di Paolo Graziosi) per ammissione dello stesso Beckett, presenta un personaggio muto su un piedistallo che veste una uniforme che rammenta, in pratica, quelle degli internati nei lager. Questo testo viene giudicato il lavoro più politicamente impegnato di Beckett. Anche in "Cosa dove" (testo del 1983) si allude ad una tortura da lager di qualcuno, attuata in sinistre circostanze del passato. E' facile indovinare che il protagonista sia un carnefice che ripete: "Te lo sei lavorato? Ha parlato? Lavoratelo per bene finché non ti dirà tutto". Sempre a Cagli, nell’incontro con Franco Branciaroli, l’attore ha espresso che in un passaggio del testo di “Finale di Partita” ("quel pazzo che dipingeva e vedeva solo cenere") c’è l’allusione a Hitler. E in altri passaggi vi sono allusioni ad altri dittatori (Mussolini e Stalin).

Massimo Puliani 27.1.07

>> 101 Beckett a Cagli (programma)














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domenica 7 gennaio '07
- ore 18.15 - Sala dell’Abbondanza *
MARIO DONDERO
I volti della Francia di fine anni ’50: Beckett, Ionesco, Genet, Sartre .... Inaugurazione Mostra Fotografica - a cura di Vito Panico
presentazione di Massimo Puliani (docente di storia del teatro e regia - direttore rete Teatro Stabile Marche)

- ore 19.30 e 21.30 Teatro Comunale **
TEATRINO GIULLARE
“Finale di Partita” (spettacolo teatrale)
allestimento da scacchiera per pedine e due giocatori

sabato 20 gennaio '07
- ore 15,00 - Ridotto del teatro *
“L'ultimo nastro di Krapp” Krypton - regia di G.Cauteruccio Italia, 2005 videodocumentazione
“L'ultimo nastro di Krapp” tratto dal Trittico B&B Beckett and Bacon. Italia, Anno 2004 videodocumentazione UnoTeatro - Dottor Bostik e Compagnia Stilema
“Krapp's Last Tape” BBC, Gran Bretagna, 2000; durata 47' videoproiezione con John Hurt Versione regia di Atom Egoyan. in lingua originale con sottotitoli in italiano
“L’ultimo nastro di Krapp” Italia 1969 videoproiezione
con Glauco Mauri, regia teatrale Enrico D'Amato- regia televisiva Luigi Di Gianni (regia teatrale di Franco Enriquez nel 1961)
A cura di Alessandro Forlani

-ore 18,00 - Ridotto del teatro *
“Beckett e la tecnologia: una folgorazione multimediale” convegno
Franco Cordelli (Corriere della Sera – Critico teatrale e scrittore)
Massimo Raffaeli (Il Manifesto – critico letterarario)
Federico Platania (curatore del sito www.samuelbeckett.it)
Valentino Bellucci (docente di Filosofia)
Agnese Mezzanotti (studiosa)
coordina: Massimo Puliani (curatore del progetto)

- ore 21.15 - Teatro Comunale ***
PAOLO GRAZIOSI
L'ultimo Nastro di Krapp – Catastrofe spettacolo teatrale
regia di Paolo Graziosi
prima nazionale


lunedì 22 gennaio '07
-ore 18,00 - Ridotto del teatro *
PLAYBECKETT 2006 videoperformances
Ceci n’est pas theatre di A.Tesei
Senza Titolo di M.Menco
Never Ending War di F.Sabbatini
Atavici Piccioni di A.Colla
Senza Titolo di N.Giulivi
Mente nel cemento con Remo Remotti

- ore 19,00 - Ridotto del teatro *
Endgame.end di Fabrizio Bartolucci; Italia 2006; durata 16 minuti (Accademia Belle Arti – Macerata) videoproiezione

- ore 19,15 - Ridotto del teatro *
Film; .; U.S.A. 1965; durata 22’ videoproiezione Sceneggiatura: Samuel Beckett. con Buster Keaton - regia di Alan Schneider.

- ore 19,45 - Ridotto del teatro*
Film ; di Auretta Loria; Italia, 2003; durata 8' videoproiezione

- ore 21.15 - Teatro Comunale ***
FRANCO BRANCIAROLI
Finale di Partita spettacolo teatrale
regia di Franco Branciaroli


sabato 27 gennaio '07
- ore 16,30 - Ridotto del teatro *
That Time; BBC, Gran Bretagna, 2000; 28' Videoproiezione, versione in lingua originale con sottotitoli in italiano con Niall Buggy - regia di Charles Garrad

- ore 17,30 - Ridotto del teatro *
That Time; La Mama, U.S.A., 1985 - 15’ Videoproiezione versione in lingua originale con sottotitoli in italiano con Julian Beck - regia di Gerald Thonay.

- ore 18,30 – Ridotto del Teatro*
GOGMAGOG Firenze Quella Volta - Teatro II spettacolo teatrale di Samuel Beckett con Carlo Salvador, Tommaso Taddei - voce Bobo Rondelli regia Tommaso Taddei

- ore 21.15 - Teatro Comunale
GIANCARLO CAUTERUCCIO
Ancora Beckett performance teatrale

www.infopointspettacoli.it
massimopuliani@tin.it

tel.0721.830145

>> PlayBeckett a Roma: tre pubblicazioni per il centenario

Nell'occasione verrà presentato il Festival nazionale 101 BECKETT che si terrà dal 7 al 27 gennaio 2007 a Cagli (Pu). A Roma, Teatro Vittoria: lunedì 4 dicembre 2006 - ore 21.00 Piazza S. Maria Liberatrice, 8 tel. 06.5740170

In omaggio a Samuel Beckett nel centenario della nascita, lunedì 4 dicembre alle ore 21.00, presso il Teatro Vittoria in Roma si terrà la serata "Beckett e l'Italia – Tre pubblicazioni per il centenario" a cura di Arnaldo Colasanti e Sandro Dell’Orco. All’incontro, che approfondirà l’influenza dell’opera letteraria, teatrale e multimediale di Beckett nella cultura italiana, parteciperanno: Giancarlo Alfano critico letterario e docente presso la Seconda Università di Napoli, Massimo Puliani docente presso l'Università di Bologna, l'Accademia Macerata e direttore della Rete Teatro Stabile delle Marche, Massimo Cinque regista e autore teatrale e televisivo, Andrea Cortellessa critico letterario e docente presso l’Università di Roma Tre, Alessandro Forlani docente presso l'Accademia di Macerata, Aldo Tagliaferri traduttore e critico letterario. Massimo Cinque leggerà alcuni testi tratti dall’opera di Samuel Beckett.

Nel corso dell'incontro saranno presentati i libri: :: Playbeckett - Visioni multimediali nell'opera di Samuel Beckett, di Massimo Puliani e Alessandro Forlani, Halley Editrice :: Tegole dal cielo - L'”effetto Beckett” nella cultura italiana, curato da Andrea Cortellessa e Corrado Alfano, EDUP :: Tegole dal cielo – La letteratura italiana nell’opera di Beckett, curato da Andrea Cortellessa e Corrado Alfano, EDUP :: La via dell'impossibile - Le prose brevi di Beckett di Aldo Tagliaferri, EDUP Verranno inoltre proiettati i videoplay di Samuel Beckett::: Geistertrio Interpreti: Klaus Herm, Irmgard Först. Riprese: Jim Lewis. Scenografia: Wolfgang Wahl. SDR Süddeutscher Rundfunk; Germania 1977 (1° novembre) :: Quadrat 1+2Interpreti: Helfrid Foron, Jürg Kummel, Claudia Knupfer, Susanne Rehe. Riprese: Jim Lewis. Costumi e Scenografia: Wolfgang Wahl. SDR Süddeutscher Rundfunk; Germania 1981 (8 ottobre). Nell'occasione verrà presentato il Festival nazionale 101 BECKETT che si terrà dal 7 al 27 gennaio 2007 a Cagli (Pu).

>> Play Beckett a Milano in RockBeckett


Al CINEMA GNOMO (Via Lanzone, 30/A (Vicolo S. Agostino) - 20123 Milano Telefono: 02.804125 nell'ambito del Festival ROCKABECKETT Rapide e lente amnesie (l'intero programma è su http://www.samuelbeckett.it/), martedì 14 novembre alle ore 18.00 Dì Sam (2006, 2') - prima assoluta Ideazione Fabio Francione, riprese e montaggio Studio Azzurro, opere Tullio Pericoli

-18:05 Murphy pastiche (2006, 5'). Originale omaggio radiofonico del leader degli U2, Bono. Rte, 30 marzo 2006

-18:10 Waiting for Godot (Aspettando Godot, 2001, 120') regia di Michael Lindsay-Hogg con B. Mc Govern, J. Murphy, A. Stanford, S. Brennan, S. McGovern

-20:10 presentazione del volume di Massimo Puliani e Alessandro Forlani PlayBeckett. Visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett (Halley Editrice, Collana SoQQuadri, 2006) - Saranno presenti gli autori

-21:00 Endgame (Finale di partita, 2001, 84') regia di Conor McPhersoncon M. Gambon, D. Thewlis, C. Simon, J. Anderson

22:30 Samuel Beckett. Silence to silence (1987, 80’)regia Sean O’Mordha

>> PlayBeckett a Torino Capitale Mondiale del Libro

PlayBeckett. Visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett
è stato inserito nel programma Torino Capitale Mondiale del Libro

Il 24 giugno '06 alle ore 18.00 presso la libreria Tempo Ritrovato via Po, 59/d Torino.
Alessandro Forlani, con letture di Domitilla Colombo (giovane attrice che leggerà alcuni brani estratti dal volume mentre scorreranno in video le immagini del cd allegato al volume) presenterà “PlayBeckett-visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett” di Massimo Puliani e Alessandro Forlani (Halley Editrice - SoQQuadri)
La presentazione avverrà nella libreria Tempo Ritrovato, che in questo periodo ospita i quadri del pittore vercellese Guido Villa, principalmente ritratti di protagonisti del '900 tra i quali anche Samuel Beckett.

>> POST FESTIVAL BECKETT a MACERATA: una riflessione della Monteverdi

da http://www.ateatro.it/ del 02/06/06
Beckett 100: Beckett a I-Mode Visions 2006
All'Accademia di Belle Arti di Macerata di Anna Maria Monteverdi Cambio di testimone per le celebrazioni del centenario di Beckett, passato dal Teatro Studio di Scandicci all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Massimo Puliani, direttore della sezione Multimediale, ha coordinato infatti, dall’11 al 13 maggio, un ben articolato e ricco programma di eventi in omaggio al drammaturgo e regista irlandese che va a colmare un colpevole silenzio commemorativo ad opera di Teatri Stabili e Festival. L’occasione era data dalla pubblicazione del volume collettivo curato da Puliani stesso in collaborazione con Alessandro Forlani, della monografia Beckett per la Halley Editrice e dall’annuale esposizione dell’Accademia di Macerata I-Mode visions. Il libro, dalla grafica accattivante nera e blue elettrico, raccoglie testi sia inediti e che editi ma ormai introvabili, relativi al Beckett “multimediale”, ovvero a quella produzione televisiva e di radiodrammi caratterizzata da vere e proprie operazioni di rottura e di radicale innovazione linguistica e considerate a buona ragione da molti artisti soprattutto video, un riferimento obbligato. Il programma prevedeva proiezioni di rare videodocumentazioni delle più svariate interpretazioni delle piéce beckettiane ad opera di nomi di spicco della ricerca teatrale mondiale oltre ai videplays diretti dallo stesso Beckett per la televisione (da Ehi Joe all’enigmatico Quad, a Ghost trio). Parte integrante di I-mode Visions era il concorso di corti (in video e in animazione) creati dagli studenti dell’Accademia e liberamente ispirati a Beckett; a conclusione delle giornate al Teatro Lauro Rossi di Macerata sono andati in scena: Endgame.End di Fabrizio Bartolucci e Trittico beckettiano diretto da Giancarlo Cauteruccio (Atto senza Parole, Non Io, L’ultimo Nastro di Krapp). Omaggio a Beckett anche da parte di un docente dell’Accademia e assai noto comunicatore multimediale, Carlo Infante, che ha offerto una performance on line realizzata usando la piattaforma Mondi virtuali.com e invitando presenti e utenti a distanza, a un viaggio virtuale in grafica animata 3D e in chat dentro le opere, o meglio dentro i punti di vista sull’opera di Beckett. Il tour prevedeva soste dentro contributi in forma di clip video incastonati negli ambienti virtuali creati dagli stessi studenti del suo corso, Performing media. Una sorta di dimora virtuale o se vogliamo un palcoscenico da attivare grazie a banche dati spazializzate: un esempio di un diverso e futuribile modo di fare didattica, con temi organizzabili per aree interattive e intercomunicanti in modalità, per definizione, aperta. Naturalmente si tratta di una piattaforma condivisa in connessione remota la cui strutturazione architettonica e le cui modalità interattive devono essere ridefinite e riprogettate ogni volta affinché sia sempre il contenuto –come ricordava Kandinskij - a determinare la forma. Il concorso I modi della visione ha visto poi, la partecipazione di 14 opere video di studenti dal 1 al 4 anno dell’Accademia. Sono risultati vincitori: Ceci n’est pas theatre di Alessandro Tesei, un folle non-racconto con citazioni esplicite alla cinematografia comico-grottesca italiana (da Ciprì e Maresco a Trosi a Fellini) con un ritratto di Estragone e Vladimiro tra L’albero degli zoccoli di Olmi e Cinico Tivù. Più aderente alla poetica di Beckett e al suo senso di sospensione e di inutilità o ineffabilità della vita e di ogni agire, nell’opera in grafica 3D animata premiata per la ricerca e l’innovazione: Senza titolo di Marco Menco: scarpe senza gamba vagano in un eterno circolo senza inizio né fine.

Anna Maria Monteverdi

>> Articolo di Giannangeli sul Festival di Macerata

da IL MESSAGGERO Venerdì 12 Maggio 2006 Macerata/ Si chiude I-mode visions Beckett tecnologico al “Lauro Rossi” con il gruppo Krypton

di PIERFRANCESCO GIANNANGELI

La sottrazione, il gesto essenziale e purificatore, lo sguardo che penetra la carne: possono essere considerati alcuni tra gli elementi fondanti del teatro. Un'ulteriore, altissima testimonianza di ciò si è avuta ieri all'Accademia di Belle Arti, dove è cominciata la due giorni dedicata a Samuel Beckett nel centenario della nascita, inserita nell'ambito della terza edizione del festival “I-mode visions”. Uno degli elementi centrali della giornata è stata infatti l'analisi di “That time”, folgorante spettacolo di un quarto d'ora diretto da Gerald Thomas e interpretato da Julian Beck (fondatore del mitico Living Theatre insieme alla moglie Judith Malina) poche settimane prima di morire. Si è discusso infatti dell'edizione del 1985 del breve, ma intenso, testo di Beckett. Si tratta dell'ultima interpretazione di Beck, il cui corpo era già minato in profondità dal cancro che l'avrebbe ucciso. Sono stati momenti di grande intensità ed emozione, che hanno controbilanciato il rigore scientifico della mattinata, quando all'Auditorium Svoboda su è discusso di “PlayBeckett”, interessante libro di Massimo Puliani ed Alessandro Forlani. Un volume che si muove sul filo delle “provocazioni multimediali” che possono scatenarsi quando si maneggiano i materiali beckettiani. E' una chiave di lettura certo insolita e originale ma, in quanto tale, assai stimolante. E questa sera “I-mode visions” si conclude con una sorta di serata di gala.
Al teatro “Lauro Rossi”, ore 21, dopo la premiazione dei vincitori del concorso “I modi della visione” i cui quattordici “corti” sono stati esaminati ieri sera dalla giuria presieduta da Anna Maria Monteverdi va in scena il “Trittico beckettiano” della Compagnia Krypton.
Lo spettacolo è diviso in tre parti, ciascuna dedicata a un testo di Samuel Beckett: “Atto senza parole I” con Fulvio Cauteruccio, “Non io” con Monica Benvenuti e “L'ultimo nastro di Krapp” con Giancarlo Cauteruccio, che di “Krypton” è il regista. Attenzione puntata sul rigore dell'esecuzione con le pagine di Beckett, così dense di profondi significati, non si può fare altrimenti e sugli elementi scenici e visuali, nella migliore tradizione di una compagnia che è giunta al suo sesto appuntamento con la drammaturgia dell'autore dublinese. In precedenza, alle cinque del pomeriggio, nella sede dell'Accademia, in via Berardi, verrà presentato un progetto di “digital story telling” che si intitola “Play Beckett nei mondi attivi (chat 3D)”. L'ideatore è Carlo Infante, grande esperto di nuove tecnologie, spesso applicate al teatro. Il resto del programma, dalle ore 11, prevede un focus sui radiodrammi e sui film firmati da Beckett.

>> Beckett e Keaton: fuori e dentro Film

Beckett e Keaton: fuori e dentro Film
di Alessandro Forlani

“Non ho la minima idea di cosa il film voglia dire.”
Buster Keaton


1. Dalla sceneggiatura al film

Film, contributo unico di Samuel Beckett alla Storia del Cinema, segna il principio nel 1964 del rapporto fra il drammaturgo irlandese e il mezzo cinematografico; il grande schermo o il video – in anni successivi – la scrittura e la regia filmica. Rapporto che si sviluppa nell’arco di un ventennio in cinque drammi televisivi: Eh Joe (1965); Ghost Trio (1976); …but the clouds… (1976); Quad (1981); Nacht und Traòme (1982); l’adattamento Was Wo (1985) . Le esaustive Note alla sceneggiatura del cortometraggio, complete di diagrammi disegnati relativi all’assetto del set, le dimensioni dello stesso, i movimenti delle figure in scena e della macchina da presa; idee sulle inquadrature da usare e il “disegno luci” testimoniano, da parte di Beckett, del rigore, la cura, la precisione, la presenza di sempre nell’elaborazione del testo e a seguire la messa in scena. A proposito del “metodo” beckettiano applicato a cinema e televisione Bertinetti sottolinea:

“Nei lavori per la televisione Beckett assume un controllo totale sulla forma drammatica. La libera interpretazione di attori e regista del testo teatrale qui praticamente sparisce. Ogni movimento degli interpreti, ogni movimento della telecamera, è definito con precisione assoluta, in maniera che tutto concorra a produrre il risultato che Beckett aveva concepito e immaginato: la “lirica visiva”, per comunicarci la sua poesia, non potrebbe che essere realizzata in quell’unico modo. Altrimenti il senso si perderebbe e non scatterebbe l’incanto”.

Il mezzo cinematografico, ovvero, come perfetto strumento per rispondere a quella necessità che è peculiarità e forza dei testi beckettiani; in cui tutto ciò che vi si trova non può essere né modificato né abolito. Ciò è vero nei teledrammi più maturi: con Film si dà però (senza per questo voler negare l’assunto di Bertinetti) un’eccezione: in ragione probabilmente del fatto che è “prima prova” e della poca dimestichezza di Beckett – ancora nella prima metà degli anni ’60 – con i problemi del fare cinema e televisione.

Un tentativo, un esperimento? Si trovano elementi, nella storia della realizzazione del film com’è riportata dal regista Alan Schneider nonché nel confronto fra sceneggiatura e pellicola, che inducono a considerare Film in questo senso. Il titolo lo suggerisce: Film soltanto come a dire, con terminologia laboratoriale, “prototipo”. Un invito alla cautela ci viene dallo stesso Beckett: che ammette, ancora nelle Note, di “esagerare forse le difficoltà a causa della mia ignoranza tecnica”. Per tacere del fatto che anche Schneider, in quel Luglio del 1964 a New York quando iniziano le riprese, è al suo esordio alla macchina da presa.
Film rivela le trasformazioni cui la necessità beckettiana, nell’apprendimento del nuovo linguaggio cinematografico, ha saputo, voluto e dovuto sottoporsi. Consideriamo di seguito le più evidenti e significative. (...)

Tratto dal Volume PlayBeckett


PLAYBECKETT
visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett
Pubblicazione di HALLEY EDITRICE


- LE CRITICHE a PlayBeckett: su IL DOMENICALE - rispondono Puliani e Platania


>> su IL DOMENICALE: "ParaOcchi" per Beckett.





Sulla recensione di Massimiliano Parente apparsa ne IL DOMENICALE (non) risponde Massimo Puliani
Libero il giornalista nel non considerare Beckett dal punto di vista Multimediale! Come dire che esiste solo un Beckett letterario. Come è? Direbbe Beckett. Non è così. Rispondiamo a Parente! E' innegabile che Beckett abbia fatto regie televisive, scritto e realizzato sceneggiature per il Cinema, creato radiodrammi e playdrammi.....! Non si è accorto il Parente quanto il personaggio Krapp abbia a che fare con la tecnologia? Eppure lo stesso Parente ci scrive un saggio sull'argomento (apparso nella stessa pagina de il Domenicale ndr) dove egli fa una comparazione fra Krapp e Warhol!!! Con Beckett ci troviano di fronte a un Autore complesso e pieno di sorprendenti curiosità linguistiche. Beckett è Narratore, Poeta, Drammaturgo, Sceneggiatore e regista televisivo! Di Beckett scrittore ci sono molti saggi autorevoli. Essendo un punto di riferimento del Novecento è assai corposa e qualificata l'analisi letteraria sulla sua opera! Sull'opera multimediale di Beckett invece il campo è ancora aperto: ed è per questo che abbiamo pubblicato una serie di riflessioni critiche sulle opere televisive e radiofoniche e cinematografiche di Beckett. Qui la domanda: E' secondario ciò rispetto alla narrativa? Forse. Sì, prima del 1965; no, dopo. Se prendiamo in esame la produzione artistica di Beckett, ad un certo punto della sua esistenza possiamo senz'altro affermare che a lui interessava molto di più il linguaggio multiespressivo che quello monoespressivo. Ma anche nella pluralità dei linguaggi utilizzati da Beckett è errato asserire che la parola è "secondaria", in quanto a volte centrale o precedente alla visione! Non saremo mai d'accordo quindi nel considerare gli Autori artisticamente solo da ...un punto di vista. E' come avere un "paraocchi", quando la capacità dello sguardo è infinita! Come dire che Michelangelo è uno scultore e secondariamente un pittore? Che del poeta Majakovskij non esista il suo spiccato interesse per la performance futurista? Che l'attività registica di Pasolini è secondaria a quella letteraria? Fin qui possiamo discutere di "idee sull'arte"; ma quando il Parente afferma nell'articolo che il nostro (mio e di Forlani) interesse per le "visioni multimediali nell'opera di Beckett" derivi dal fatto che ci occupiamo di teatro e di multimedialità, non lo fa per fare un complimento per la specificità degli autori, ma per imputarne la "faziosità degli stessi". Passiamo anche questa "faziosità" (che tra l'altro ci piace!). Ma quando scrive: " ...è come affidare a due militanti dell'arcigay un volume su Proust", la discussione non è più sul piano culturale, ma sul piano ...etico e politico! Che paraocchi!!!!!!
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Registriamo il primo intervento in merito: Federico Platania, curatore del sito www.samuelbeckett.it
Sul Domenicale del 15 aprile 2006 è apparsa, nell’ambito di un un’intera pagina dedicata al centenario di Samuel Beckett, una recensione, firmata da Massimiliano Parente, del volume PlayBeckett (Halley Editrice) di Massimo Puliani e Alessandro Forlani, cui ho partecipato con un breve scritto sull’opera teatrale Breath. A proposito dell’oggetto della recensione, la principale argomentazione di Parente è la seguente: «un discreto volume per tutti gli appassionati di cinema e videoarte che hanno voglia di trafficare con ciò che in Beckett era del tutto secondario». Voglio rispondere nei contenuti a questa sua tesi, che non mi trova d’accordo. La critica ha sempre avuto difficoltà a classificare Beckett in questa o quella forma d’arte: è stato un rivoluzionario autore teatrale, ma anche un incredibile narratore. È stato un poeta, un saggista, un regista. La tecnologia non è stata mai, nella sua opera, un accessorio, ma sempre uno strumento usato con il rigore che ha percorso tutta la sua carriera, ennesimo mezzo attraverso cui far passare la sua voce. La sempre mortificata eppure inevitabile urgenza espressiva (il suo famoso “nulla da esprimere se non che non c’è nulla da esprimere”) ha toccato anche quelli che – all’epoca – potevano essere considerati i nuovi media: radio e televisione. E, attenzione, non si parla di adattamenti di testi nati per il “nobile” teatro, bensì di pièce concepite e realizzate appositamente per questi mezzi. Fu proprio in seguito alla produzione radiofonica del suo Tutti quelli che cadono che la BBC decise, nel lontano 1956, di realizzare il Radiophonic Workshop, vero e proprio laboratorio ante litteram per la sperimentazione audio. Due anni più tardi, Beckett dimostrò una notevole sensibilità per la tecnologia facendo ruotare uno dei suoi testi teatrali più toccanti, L’ultimo nastro di Krapp, intorno ad un magnetofono, apparecchio di recentissima introduzione sul mercato e sicuramente non di uso comune. Il protagonista, uno scrittore fallito, affida il suo diario non alla carta ma a bobine magnetiche. Ancora: l’uso dello zoom in Eh, Joe (1965), prima incursione di Beckett nella scrittura per la tv (non fiction televisive, ma copioni per telecamera), campo che avrebbe esplorato fino a pochi anni dalla morte, avvenuta nel 1989. E sempre a proposito di scrittura televisiva, non si può non ricordare Trio degli spiriti scritto nel 1976 e trasmesso dal canale televisivo della BBC il 17 aprile 1977. La trama è l’ennesima variante di un’attesa beckettiana: un vecchio uomo attende la visita di una donna, la quale però non arriva (una sorta di lady Godot…). Sarà un ragazzo a giungere invece alla fine, uno spettrale messaggero, proprio come il ragazzo che giunge al termine di entrambi gli atti di Aspettando Godot. Questi pochi esempi per dire che tutta l’opera di Beckett, a prescindere dalla forma espressiva utilizzata, è animata da una profonda coerenza che rende il suo autore uno dei modelli più solidi e sorprendenti di tutto il Novecento. Quando ci si trova di fronte a una poetica così rigorosa e consapevole l’unica cosa davvero secondaria è stabilire quale aspetto è... secondario.
Federico Platania(www.samuelbeckett.it)
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>> I Vincitore del Festival PlayBeckett a Macerata

I VINCITORI:
La Giuria del Premio “I Modi della Visione”composta da Massimo Puliani, Alessandro Forlani, Pierfrancesco Giannangeli, Stefano Lucinato, Fabio Francione, Federico Platania e presieduta da Anna Maria Monteverdi ha attribuito il riconoscimento per la Miglior Opera a “Ceci n’est pas theatre” di Alessandro Tesei; per la costruzione di un progetto filmico di originale creatività e di pertinenza beckettiana, attraverso un omaggio alla tradizione cinematografica comico-grottesca italiana.
L’Opera Segnalata per la Ricerca e l’Innovazione è “Senza Titolo” di Marco Menco; per l’impiego dell’animazione 3D come mezzo espressivo di contenuti affini alla poetica beckettiana.
La Giuria ha inoltre espresso particolare menzione: - Per il montaggio e la ricerca d’archivio (filmico e stampa) dell’opera “Nosferatu: Never Ending War” di Francesco Sabbatini - Per il testo poetico dell’opera “Senza Titolo” di Natascia Giulivi - Per l’interpretazione di Remo Remotti nell’opera “Mente nel Cemento” di Alessandro Bianchi, Roberto Buzzo, Fabio Ferretti, Andrea Mattioli, Gianluca Moscoloni, Silvia Tittarelli. - Per la scrittura visiva e sonora dell’opera Dentro di Marco Di Battista

La Giuria della Consulta Studentesca dell’Accademia di Belle Arti si è così espressa: Vince il premio per la Ricerca l’opera “Bing – Being” di Andrea Alemanno. La scelta è stata motivata in quanto l’opera si è distinta per la fusione dell’immagine grafico-espressiva del suono e del video, facendo emergere una maturazione del proprio stile. L’opera riesce a coinvolgere lo spettatore attraverso la personale rilettura dell’autore della tensione beckettiana. Vince il premio come migliore opera “Nosferatu: Never Ending War” di Francesco Sabbatini. L’approfondita conoscenza della poetica beckettiana e delle tematiche storiche trovano riscontro nello studio della fotografia, dei costumi e delle ambientazioni attraverso un attento montaggio che lascia lo spettatore in uno stato ipnotico. E’ attraverso la ritualità dell’immagine che l’autore trasmette un forte messaggio sempre attuale. L
a Giuria della consulta segnala inoltre “Ceci n’est pas theatre” di Alessandro Tesei per una lettura in chiave ironica dei personaggi beckettiani e “Atavici Piccioni” di Alice Colla per aver restituito in maniera personale la riflessione beckettiana. Infine si sono poi distinti per originalità “I.....”; “Altrodamé” e il “Senza Titolo” di Marco Menco L’iniziativa è stata promossa dall’Accademia, dal Comune e dalla Provincia di Macerata e dal Teatro Stabile delle Marche.

>> LE CRITICHE A PLAYBECKETT: su LO SCAFFALE

UNA RECENSIONE AL VOLUME di Stefano Casi , da www.teatridivita.it: "LO SCAFFALE"
Buon compleanno Beckett!


Scocca questo mese il centenario della nascita del grande autore. E in libreria arriva un curioso libro di "visioni multimediali" sulla sua opera in una nuova collana tutta da scoprire. Samuel Beckett compie cent'anni. Un secolo dalla sua nascita e - aggiungiamo - circa mezzo secolo dalla folgorante comparsa sulle scene di Aspettando Godot, da quando il teatro - si può dire - non fu più lo stesso. Nato il 13 aprile 1906 nelle lande irlandesi, Beckett ha segnato la storia del teatro in maniera indelebile, e questo lo sanno tutti. Lo ha fatto prosciugando le parole all'essenziale, anzi molto al di là dell'essenziale, calandole in situazioni dove l'essenzialità era forma di un vuoto esistenziale, e anche questo lo sanno tutti. Non tutti sanno anche che Beckett considerava determinante nel suo teatro non l'angoscia ma il sorriso: e che altro sono i suoi testi o i suoi non testi se non buffi copioni per ridere del nulla? E qui avveniva (avviene) il corto circuito implacabile e geniale: si ride del nulla, di quel nulla che ci rispecchia. E allora angoscia, risate, angoscia, risate... Le stesse messinscene ondeggiano tra questi due poli alla ricerca di un equilibrio impossibile, perché poi Beckett lo sapeva bene, da impertinente e beffardo giocatore: lo spettatore è il topo ideale con cui il gatto Beckett ama giocare, fino al brivido di condurlo a immensi nulla di fronte ai quali il pubblico, attonito, rimane dubbioso: sarà una profonda metafora filosofica o il signor Beckett mi sta prendendo per i fondelli? Il genio, signori, è anche questo. Naturale quindi che in onore di uno degli autori più rivoluzionari della scena mondiale si sprechino quest'anno messinscene e omaggi. Tra le tante occasioni di riflessione, vale la pena segnalare un volume che dà il via a una nuova collana di studi e materiali teatrali dal titolo "SoQQuadri": PlayBeckett di Massimo Puliani e Alessandro Forlani (Halley Editrice; pp. 240, con dvd; euro 24; info: www.halleyeditrice.it). Il libro ha un sottotitolo che spiega subito il taglio originale dato dagli autori a quest'opera: "Visioni multimediali nell'opera di Samuel Beckett".
Oggetto del libro, infatti, non è tanto il teatro quanto quell'ampio orizzonte di sconfinamenti dell'autore verso i linguaggi della riproduzione tecnica: la radio, la televisione, il cinema. A cominciare proprio dal celebre Film del 1965, diretto da Alan Schneider e interpretato da Buster Keaton. Sconfinamenti, dunque. O non piuttosto coerenza di un linguaggio teatrale che necessita fin da subito di liberarsi della cornice scenica per approdare agli altri mezzi? E' questo il punto teorico di base del libro, che raccogliendo tutte le esperienze 'multimediali' di Beckett porta finalmente i lettori a integrare correttamente la complessità autorale dello scrittore. Per farlo, Puliani e Forlani hanno raccolto gli interventi di numerosi studiosi (da Gualtiero De Santi a Valentino Bellucci) e le testimonianze di chi ha lavorato sui testi teatrali di Beckett evidenziandone proprio le connessioni con l'immagine riprodotta, dai Magazzini a Krypton. Il libro si conclude con le necessarie videografie. A cui si aggiunge, in allegato, un interessante dvd a cura di Maurizio Failla, che comprende il remake di Film realizzato da Auretta Loria (anche in versione confrontabile con l'originale), e alcuni brani dei videoplay beckettiani per la tv tedesca".....
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>> Tutto sul Volume PLAYBECKETT:



PLAYBECKETT
visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett
Pubblicazione di HALLEY EDITRICE

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DEL PROFESSIONISTA in via XXII Giugno n.3 a Rimini tel.0541/52460 fax.0541/52605




INDICE:

I

PlayBeckett: folgorazione del linguaggio multimediale di Massimo Puliani

Beckett e Keaton: fuori e dentro Film di Alessandro Forlani

L’occhio selvaggio di Beckett di Gualtiero De Santi

La dimensione della temporalità di Beckett in Cascando e Quad di Danilo Caravà

Beckett, Schopenhauer e la comunicazione implacabile di Valentino Bellucci

La televisione, il cinema e la radio in Beckett di Massimo Puliani e Valentino Bellucci

Beckett regista televisivo: una conversazione con Jim Lewis a cura di Sandra Salor

Il Bianco-Nero per una cromatologia beckettiana di Valentino Bellucci

Respiro e la negazione di Oh Calcutta! di Federico Platania

All That Fall (Tutti quelli che cadono) nei crescendo del racconto radiofonico di Alessandro Forlani

“Al limite dell’udibilità”: appunti sulla musica nei radiodrammi e videodrammi di Beckett di Alessandro Forlani e Massimo Puliani

II

That Time di Samuel Beckett interpretato da Julian Beck di Anna Maria Monteverdi

Autodiffamazione e scena per Beckett (composta per Julie Anne Anzilotti) di Federico Tiezzi

Sandro Lombardi demone meridiano in Come è per la drammaturgia di Franco Quadri di Massimo Puliani e Alessandro Forlani

Krypton: punto di ri-partenza Beckett di Loredana Valoroso

Omaggio a Carlo Quartucci: Beckett Primo Amore di Massimo Puliani e e Alessandro Forlani

Finale di Partita: una sfida cibernetica a scacchi (una lettura registica) di Massimo Puliani

VideoPlay, una partitura video di Commedia di Fabrizio Bartolucci

Note a margine: il diritto d’autore e il suo rovescio (a proposito di Aspettando Godot con interpreti donne) di Massimo Puliani


III

(a cura di Alessandro Forlani)

Videografia e Filmografia di Samuel BeckettVideografia e Videodocumuntazione della produzione di spettacoli teatrali tratti o ispirati all’opera di Samuel BeckettOpere Radiofoniche Regie teatrali di Samuel Beckett


INTRODUZIONE:

PlayBeckett: folgorazione del linguaggio multimediale

di Massimo Puliani


L’iniziazione di Beckett alla grammatica radiofonica, filmica, video-televisiva avviene ... per caso (per caso? Con Beckett la parola assume un valore filosofico). Come all’origine del suo percorso drammaturgico avvolto da un’enigmatica illuminazione. Già dalla stesura di Aspettando Godot Beckett annuncia il limite della sua prosa e la necessità di superarla con la drammaturgia: “Ho cominciato a scrivere Godot per distendermi, per sfuggire all’orribile prosa che scrivevo a quel tempo. Non ho scelto di scrivere una pièce. Si è trovata così.”[1].Ora, se volessimo trovare la parola giusta per indicare quest’iniziazione di Beckett alla grammatica radiofonica, filmica, video-televisiva potremmo considerare questo percorso come una ... folgorazione. Certa inquietudine e curiosità intellettuale – la stessa che in gioventù lo interessò per esempio al severo studio di Dante, Vico, Joyce ma, anche, alle comiche di Charlie Chaplin e Buster Keaton, Stanlio e Ollio, dei Fratelli Marx – spinge Beckett, quand’anche in principio diffidente o poco interessato alla radio, al cinema e la televisione se non da spettatore fruitore, ad accettare per “provare a produrre qualcosa, oppure no: non ho mai pensato prima alla tecnica del dramma radiofonico”[2], la commissione “senza condizioni” della BBC per Tutti quelli che cadono (1956); la richiesta di una sceneggiatura cinematografica che diverrà Film della Grove Press di New York (1963); la proposta di videodramma (tele-play o video-teatro), ancora da parte della BBC, di Dì Joe (1965).Se questo può apparire in contraddizione con la spavalda affermazione di Beckett del rifiuto di lavorare su commissione, o di “insegnare ad altri ciò che io stesso non so”, è d’altra parte interessante e fattiva conferma di un’intelligenza poetica pronta a superarsi ed a mettersi in discussione.Folgorazione che, dopo la storica “prima” di Aspettando Godot nel 1953 al Thé­tre de Babylon e dopo il corpus drammaturgico composto dai più noti, rappresentati, re-interpretati e discussi capolavori del Teatro del Novecento (da Finale di partita a Giorni felici a L’ultimo nastro di Krapp, eccetera) giunge nel 1965 con Film a un punto di non ritorno. Oppure, per dirla con Franco Quadri, “all’inevitabile termine” della pièce multimediale.[3]Con i Dramaticules l’opera di Beckett approda ad un’idea dell’arte che attraversa e si nutre dei linguaggi più svariati, fino a costituirsi “genere a sé”. I Dramaticules sono sceneggiature in-finite, découpage o story-boards, pensieri letterari e microromanzi; materiali poetici per progetti sonori, visivi, materiali/immateriali come i sogni e gli incubi.Perché questo sperimentare di Beckett coi linguaggi multimediali? Perché, nella ricerca che gli è propria di perfezione, egli “dismette” a un tratto il linguaggio teatrale (nel momento, si potrebbe affermare, in cui coi Dramaticules ne comprende e addirittura supera, per sempre, lo statuto) e si arrischia ad apprenderne di più (della radio, del cinema, del video: che sono fra loro ben differenti), e nuovi? Ove il rischio avrebbe potuto essere l’incapacità di comprenderli (o comprenderli solo in parte, e male) e di padroneggiarli; con conseguente banalizzazione, appiattimento o perdita di incisività di contenuti e principi. Forse, è la risposta, per lo stesso motivo per cui egli, di lingua e cultura anglosassone, decide di abbandonare la prosa in inglese e di scrivere un dramma in francese. Ovvero per un avvertimento di insufficienza al proprio sentire strutturale e linguistico; l’anelito a un superiore grado di esattezza, definizione, necessità.Se la parola è ormai superflua, svuotata, “menzogna” (secondo una conversazione di Beckett con il cameraman Jim Lewis) e tale è il tessuto, il ritmo, il luogo privilegiato, la forma e il modo di trasmissione della parola, la via che Beckett percorre è quella dell’immediatezza dello sguardo, dell’immagine rivelata o dato visivo, del suono in sé non mediato né altrimenti tradotto.

[1] Samuel Beckett; Diario, 9 Novembre 1967, cfr Teatro a cura di Paolo Bertinetti; Einaudi, Torino 2002.


[2] Lettera a proposito di Tutti quelli che cadono all’amica Nancy Cunard, 1956. Informazione tratta da Keir Elam; Suoni fondamentali – Parole e corpo nei drammi radiofonici di Beckett; in “Sipario” n. 575 – Anno LI; C.A.M.A. Editore, Milano; Aprile – Maggio 1997.


[3] Informazione tratta da op. cit. cfr. nota 1.

qui per una parte del saggio di A.Forlani :

Beckett e Keaton: fuori e dentro Film di Alessandro Forlani“Non ho la minima idea di cosa il film voglia dire.”Buster Keaton1. Dalla sceneggiatura al filmFilm, contributo unico di Samuel Beckett alla Storia del Cinema, segna il principio nel 1964 del rapporto fra il drammaturgo irlandese e il mezzo cinematografico; il grande schermo o il video – in anni successivi – la scrittura e la regia filmica. Rapporto che si sviluppa nell’arco di un ventennio in cinque drammi televisivi: Eh Joe (1965); Ghost Trio (1976); …but the clouds… (1976); Quad (1981); Nacht und Traòme (1982); l’adattamento Was Wo (1985) . Le esaustive Note alla sceneggiatura del cortometraggio, complete di diagrammi disegnati relativi all’assetto del set, le dimensioni dello stesso, i movimenti delle figure in scena e della macchina da presa; idee sulle inquadrature da usare e il “disegno luci” testimoniano, da parte di Beckett, del rigore, la cura, la precisione, la presenza di sempre nell’elaborazione del testo e a seguire la messa in scena. A proposito del “metodo” beckettiano applicato a cinema e televisione Bertinetti sottolinea:“Nei lavori per la televisione Beckett assume un controllo totale sulla forma drammatica. La libera interpretazione di attori e regista del testo teatrale qui praticamente sparisce. Ogni movimento degli interpreti, ogni movimento della telecamera, è definito con precisione assoluta, in maniera che tutto concorra a produrre il risultato che Beckett aveva concepito e immaginato: la “lirica visiva”, per comunicarci la sua poesia, non potrebbe che essere realizzata in quell’unico modo. Altrimenti il senso si perderebbe e non scatterebbe l’incanto”. Il mezzo cinematografico, ovvero, come perfetto strumento per rispondere a quella necessità che è peculiarità e forza dei testi beckettiani; in cui tutto ciò che vi si trova non può essere né modificato né abolito. Ciò è vero nei teledrammi più maturi: con Film si dà però (senza per questo voler negare l’assunto di Bertinetti) un’eccezione: in ragione probabilmente del fatto che è “prima prova” e della poca dimestichezza di Beckett – ancora nella prima metà degli anni ’60 – con i problemi del fare cinema e televisione.Un tentativo, un esperimento? Si trovano elementi, nella storia della realizzazione del film com’è riportata dal regista Alan Schneider nonché nel confronto fra sceneggiatura e pellicola, che inducono a considerare Film in questo senso. Il titolo lo suggerisce: Film soltanto come a dire, con terminologia laboratoriale, “prototipo”. Un invito alla cautela ci viene dallo stesso Beckett: che ammette, ancora nelle Note, di “esagerare forse le difficoltà a causa della mia ignoranza tecnica”. Per tacere del fatto che anche Schneider, in quel Luglio del 1964 a New York quando iniziano le riprese, è al suo esordio alla macchina da presa.Film rivela le trasformazioni cui la necessità beckettiana, nell’apprendimento del nuovo linguaggio cinematografico, ha saputo, voluto e dovuto sottoporsi. Consideriamo di seguito le più evidenti e significative. (...)


PLAYBECKETT
visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett
Pubblicazione di HALLEY EDITRICE


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