>> ROBERT WILSON interpreta BECKETT


Wilson - per dirla con Franco Quadri - giunto “all'inevitabile termine” della pièce multimediale, ha presentato al Festival di Spoleto due allestimenti:
Credo che si possa dire in merito che il suo KRAPP è già nella Storia del Teatro!!!
Impeccabile, memorabile, poetica ...interpretazione! Non capitava dai tempi di "Hamlet a monologue" vederlo in scena. Da solo. Identità sdoppiata/unita con il protagonista. Una presenza in scena che racconta il suo mondo, la sua estetica, la sua poetica. Wilson/Krapp è commovente e grottesco al tempo stesso. Vive nella sua tana multimediale. Non quella di Beckett, ma di Wilson! Essenziale e rigorosa. Una geometria di luci e segni che si commista ai gesti e alle voci del protagonista.
Forma e contenuto. Incubo e realtà. Passato e presente. Pianto e risata. Il senso tragico di Beckett è il senso tragico di Wilson. Il suo fisico ingrassato dal tempo lo segna ancor di più. Capelli tinti e faccia bianca che ricorda una maschera orientale. La matita nera che lo segna come un personaggio da film muto. E balla come in film antico. Ripete le gesta e azioni. Con gridolini e meticolose operazioni performative con il magnetofono che scandisce il tempo e la storia di Krapp/Wilson.

Replay per Winnie/Adriana Asti:
Impeccabile , memorabile, essenziale.... interpretazione!

mp


La foto è tratta dal sito http://www.changeperformingarts.it/

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Una dialettica visione di messinscena

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pubblichiamo una riflessione di Antonio Borriello

Krapp’s Last Tape: molto Wilson poco Beckett - Ermeneutica di una messinscena