>> Ricorrenza

Beckett è morto il 22 dicembre 1989. Sono passati 20 anni...

>> PERCHE' SOSTENGO BOB WILSON

DIBATTITO APERTO DA FEDERICO PLATANIA
sul sito www.samuelbeckett.it


UNA NOTA di Massimo Pulian
P.S.: Come si noterà ho più volte indicato con una barra un rapporto di identità/diversità al tempo stesso fra il regista e il personaggio.
Ho scritto: "Wilson/Krapp è commovente e grottesco al tempo stesso. Vive nella sua tana multimediale. Non quella di Beckett, ma di Wilson! ... Il senso tragico di Beckett è il senso tragico di Wilson. Il suo fisico ingrassato dal tempo lo segna ancor di più....il tempo e la storia di Krapp/Wilson".
Non possiamo disconoscere (in nome di una "fedeltà" all'autore del testo) il ruolo della regia e del regista nella scrittura scenica del Novecento!
E sull'interpretazione beckettiana occorre avere il massimo rispetto, ma mai quell'ortodossia che potrebbe essere un limite a veri e propri capolavori (come nel caso di Wilson) o a sperimentazioni come spesso (anche qui in questo sito) abbiamo potuto visionare! (Nel merito di questa problematica ho inserito un saggio nel testo "Playbeckett" ed. Haccca:Halley).
Rispetto l'analisi e l'intelligente recensione >>> del prof. Antonio Borriello. E' argomentata e rigorosa. Mi trova d'accordo su molti punti. Ma sull'ultimo punto quando Borriello conclude a proposito della messinscena di Bob Wilson: scrivendo "...E allora non sarebbe più corretto scrivere su manifesti e quant’altro che si tratta di un adattamento o una riduzione?" dichiaro per questo spettacolo il problema non sussiste. L'autore del testo è Samuel Beckett. La regia, le scene, le luci e l'interpretazione è di Robert Wilson. Non si tratta di una "riduzione" in quanto la rappresentazione scenica propone integralmente il testo nella traduzione "istituzionale" degli eredi. Non si tratta di un "adattamento" in quanto per adattamento si intende una trasformazione di genere, per esempio dalla messinscena in teatro ad una sua realizzazione per la Tv, oppure da un testo letterario ad una drammaturgia, o da un romazo ad una scrittura cinematografica. Ho dichiarato che questo spettacolo è già nella Storia del Teatro, in quanto il percorso di Bob Wilson è giunto a Beckett come un incontro ineludibile. Ed è questa la forza sovversiva del teatro, dai Greci a Shakespeare a Beckett, avere sì grandi drammaturghi, ma anche grandi interpreti.

>>INTERESSE SCENICO per BECKETT di Massimo Puliani

Stagione Teatrale 2009-2010: ben quattro allestimenti di "Aspettando Godot" di Samuel Beckett: produzioni "istituzionali" come quella per il Teatro Stabile di Genova (con Pagliai e Pagni, regia di Sciaccaluga), produzioni di ricerca come quella per l'Out Off di Milano con un gruppo di attori molto affiatati diretti da Lorenzo Loris e il Teatro Popolare di Toscana per la regia di Gianfranco Pedullà; e quella laboratoriale "tratta da", con attori non professionisti coordinati da Paolo Rossi e Lucia Vasini.
In programmazioni in alcuni teatri le due regie di Bob Wilson: "Giorni Felici" con Adriana Asti e "L'Ultimo nastro di Krapp" con una strepitosa interpretazione dello stesso regista. Mentre Teatro di Vita di Bologna propone
due pièces: "Dondolo" con Angela Baraldi e "Giorni felici" con Eva Robin’s: cioè Samuel Beckett visto da Andrea Adriatico.
L'interesse per la messa in scena di Beckett è quindi molto vivace. Sorprendente....

A breve un'analisi di Massimo Puliani su questa fenomenologia beckettiana

>> ROBERT WILSON interpreta BECKETT


Wilson - per dirla con Franco Quadri - giunto “all'inevitabile termine” della pièce multimediale, ha presentato al Festival di Spoleto due allestimenti:
Credo che si possa dire in merito che il suo KRAPP è già nella Storia del Teatro!!!
Impeccabile, memorabile, poetica ...interpretazione! Non capitava dai tempi di "Hamlet a monologue" vederlo in scena. Da solo. Identità sdoppiata/unita con il protagonista. Una presenza in scena che racconta il suo mondo, la sua estetica, la sua poetica. Wilson/Krapp è commovente e grottesco al tempo stesso. Vive nella sua tana multimediale. Non quella di Beckett, ma di Wilson! Essenziale e rigorosa. Una geometria di luci e segni che si commista ai gesti e alle voci del protagonista.
Forma e contenuto. Incubo e realtà. Passato e presente. Pianto e risata. Il senso tragico di Beckett è il senso tragico di Wilson. Il suo fisico ingrassato dal tempo lo segna ancor di più. Capelli tinti e faccia bianca che ricorda una maschera orientale. La matita nera che lo segna come un personaggio da film muto. E balla come in film antico. Ripete le gesta e azioni. Con gridolini e meticolose operazioni performative con il magnetofono che scandisce il tempo e la storia di Krapp/Wilson.

Replay per Winnie/Adriana Asti:
Impeccabile , memorabile, essenziale.... interpretazione!

mp


La foto è tratta dal sito http://www.changeperformingarts.it/

***
Una dialettica visione di messinscena

>>>>>>> vai

pubblichiamo una riflessione di Antonio Borriello

Krapp’s Last Tape: molto Wilson poco Beckett - Ermeneutica di una messinscena