>> Beckett e il Nazismo

In occasione della GIORNATA della MEMORIA nell’ambito della kermesse finale 101 Beckett, programmata al comunale di Cagli sabato 27 gennaio, grazie anche ai contributi di due studiosi beckettiani Agnese Mezzanotti e Alessandro Forlani, si è letto pubblicamente alcune testimonianze e aneddoti biografici riferiti al rapporto “Beckett e il Nazismo”.
Sul piano biografico, nel settembre 1938 mentre si facevano minacciosi i fragori di guerra, Beckett scrisse queste parole all'amico George Reavey: "Ho ascoltato Adolph il pacificatore alla radio l'altra sera e mi è sembrato di udire l'aria che esce lentamente da un pneumatico forato...comunque vadano le cose io resterò qui, al settimo piano con la mia manciata di sabbia." Beckett arrivò a Parigi nei giorni dell'invasione tedesca sul fronte orientale. La città era in subbuglio sebbene il pericolo di un attacco diretto non fosse imminente. Molti dei suoi amici e conoscenti (da Joyce a Giacometti) avevano già lasciato o erano in procinto di abbandonare Parigi, ma Beckett voleva rimanere in Francia per manifestare il suo disappunto contro Hitler e la simpatia nei confronti degli amici francesi. Alcuni suoi amici ebrei erano però scomparsi. Solo l'amico Paul Léon era ancora a Parigi, ma ben presto fu catturato e internato in un campo di concentramento alle porte di Parigi, per morirvi nel 1942. Arresti ed uccisioni indussero Beckett ad abbandonare la neutralità dietro la quale si era barricato, per prendere parte attiva agli avvenimenti:"Ero così indignato con i nazisti, in particolare per la persecuzione nei confronti degli ebrei, che non potei più rimanere inattivo" (da un articolo del settembre 1964 al Saturday Evening Post). Inoltre molto tempo dopo la fine della guerra B. dichiarò all'amico Alan Simpson, direttore del teatro Pike di Dublino:"Combattevo contro i tedeschi che avevano trasformato in un inferno la vita dei miei amici, non per la nazione francese". Ma alla fine dell'ottobre ‘40 Beckett fece parte della neonata Resistenza francese, e a fianco di studenti, intellettuali, insegnanti cominciò l'attività di propaganda nel gruppo chiamato "Etoile". Conosciuto come Sam l'Irlandais, Beckett ebbe il compito di ricevere informazioni, tradurre le notizie in inglese non solo su semplici fogli di carta, ma attraverso microfotografie che venivano nascoste in scatole di fiammiferi. Il 30 marzo 1945 a Beckett fu conferita la Croix de Guerre con la stella d'oro per la sua attività. La menzione era firmata dal generale De Gaulle, presidente del governo provvisorio della repubblica francese. Questa la motivazione: "Beckett, Sam: Uomo di grande coraggio che per due anni ha dato prova della sua efficienza come agente informatore in un importante rete di spionaggio. Ha svolto la sua opera al di là dei limiti della sicurezza personale. Scoperto dai tedeschi , dal 1943 è stato costretto a vivere nella clandestinità, tra moltissime difficoltà". Citazioni manifeste o nascoste si possono rintracciare nei testi stessi, dalla prosa al teatro, fra cui in particolare, "Catastrofe" dedicato ad Vaclev Havel e scritto per l'AIDA (Associazione Internazionale per la Difesa degli Artisti). Il testo scritto nel 1981 (è andato in scena proprio a Cagli il 20 gennaio 2007 nella versione di Paolo Graziosi) per ammissione dello stesso Beckett, presenta un personaggio muto su un piedistallo che veste una uniforme che rammenta, in pratica, quelle degli internati nei lager. Questo testo viene giudicato il lavoro più politicamente impegnato di Beckett. Anche in "Cosa dove" (testo del 1983) si allude ad una tortura da lager di qualcuno, attuata in sinistre circostanze del passato. E' facile indovinare che il protagonista sia un carnefice che ripete: "Te lo sei lavorato? Ha parlato? Lavoratelo per bene finché non ti dirà tutto". Sempre a Cagli, nell’incontro con Franco Branciaroli, l’attore ha espresso che in un passaggio del testo di “Finale di Partita” ("quel pazzo che dipingeva e vedeva solo cenere") c’è l’allusione a Hitler. E in altri passaggi vi sono allusioni ad altri dittatori (Mussolini e Stalin).

Massimo Puliani 27.1.07