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Beckett e Keaton: fuori e dentro Film
di Alessandro Forlani

“Non ho la minima idea di cosa il film voglia dire.”
Buster Keaton


1. Dalla sceneggiatura al film

Film, contributo unico di Samuel Beckett alla Storia del Cinema, segna il principio nel 1964 del rapporto fra il drammaturgo irlandese e il mezzo cinematografico; il grande schermo o il video – in anni successivi – la scrittura e la regia filmica. Rapporto che si sviluppa nell’arco di un ventennio in cinque drammi televisivi: Eh Joe (1965); Ghost Trio (1976); …but the clouds… (1976); Quad (1981); Nacht und Traòme (1982); l’adattamento Was Wo (1985) . Le esaustive Note alla sceneggiatura del cortometraggio, complete di diagrammi disegnati relativi all’assetto del set, le dimensioni dello stesso, i movimenti delle figure in scena e della macchina da presa; idee sulle inquadrature da usare e il “disegno luci” testimoniano, da parte di Beckett, del rigore, la cura, la precisione, la presenza di sempre nell’elaborazione del testo e a seguire la messa in scena. A proposito del “metodo” beckettiano applicato a cinema e televisione Bertinetti sottolinea:

“Nei lavori per la televisione Beckett assume un controllo totale sulla forma drammatica. La libera interpretazione di attori e regista del testo teatrale qui praticamente sparisce. Ogni movimento degli interpreti, ogni movimento della telecamera, è definito con precisione assoluta, in maniera che tutto concorra a produrre il risultato che Beckett aveva concepito e immaginato: la “lirica visiva”, per comunicarci la sua poesia, non potrebbe che essere realizzata in quell’unico modo. Altrimenti il senso si perderebbe e non scatterebbe l’incanto”.

Il mezzo cinematografico, ovvero, come perfetto strumento per rispondere a quella necessità che è peculiarità e forza dei testi beckettiani; in cui tutto ciò che vi si trova non può essere né modificato né abolito. Ciò è vero nei teledrammi più maturi: con Film si dà però (senza per questo voler negare l’assunto di Bertinetti) un’eccezione: in ragione probabilmente del fatto che è “prima prova” e della poca dimestichezza di Beckett – ancora nella prima metà degli anni ’60 – con i problemi del fare cinema e televisione.

Un tentativo, un esperimento? Si trovano elementi, nella storia della realizzazione del film com’è riportata dal regista Alan Schneider nonché nel confronto fra sceneggiatura e pellicola, che inducono a considerare Film in questo senso. Il titolo lo suggerisce: Film soltanto come a dire, con terminologia laboratoriale, “prototipo”. Un invito alla cautela ci viene dallo stesso Beckett: che ammette, ancora nelle Note, di “esagerare forse le difficoltà a causa della mia ignoranza tecnica”. Per tacere del fatto che anche Schneider, in quel Luglio del 1964 a New York quando iniziano le riprese, è al suo esordio alla macchina da presa.
Film rivela le trasformazioni cui la necessità beckettiana, nell’apprendimento del nuovo linguaggio cinematografico, ha saputo, voluto e dovuto sottoporsi. Consideriamo di seguito le più evidenti e significative. (...)

Tratto dal Volume PlayBeckett


PLAYBECKETT
visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett
Pubblicazione di HALLEY EDITRICE